«Carissima mia, quanto mi ha addolorato la mancanza del corriere di sabato non lo puoi immaginare e quante cose vorrei sapere che certo tu mi raccontavi nelle tue lettere: dal 19 novembre sono oramai 17 giorni ed il prossimo corriere arriverà forse per la settimana di Natale! Aggiungiamo anche questo al sacrificio della separazione! Accarezzavo il progetto di venirvi ad abbracciare, ma le notizie delle offensive e quelle dei mitragliamenti mi preoccupano un po’ anzi parecchio. È il più grande dilemma che mi sono posto dopo la nostra separazione» (Carlo ad Anna Maria, 6 dicembre 1943)

Nel carteggio di Carlo e Anna Maria si toccano soprattutto questioni familiari, tipiche di una quotidianità che vuole dimenticare lo spettro della guerra: la salute dei figli, la scuola, gli acquisti, i risparmi per il futuro, la speranza di rivedersi presto. Il recente dramma della scomparsa della piccola Lavinia (1943), morta all’ospedale di Zurigo in seguito a un incidente domestico, è il sottofondo tragico negli scambi di quei mesi e lega il destino dei Sommaruga a quello degli altri essere umani incontrati sulla loro strada, a Roma come a Lugano.

Sommaruga con i figli Maria Gloria, Francesco, Carolina e Cornelio (Lugano, gennaio 1944).
«Stamane il corriere è arrivato regolarmente, partirà questa sera? Che gioia le tue righe: cara speriamo che il Signore ci dia la forza di sopportare il nostro terribile dolore. Stamane fra il popolo c’erano delle donne che urlavano per i loro figli morti, chissà dove, chissà in che modo. La nostra piccola ha invece sentito la sua mamma e il suo papà sino all’ultimo. Mi sembrava di capire la volontà di Dio pensando che la grazia è grande di sapere te ed i quattro nostri tesori lontani da tante emozioni e pericoli, forse questo è quello che ci ha chiesto il nostro grande sacrificio» (Carlo ad Anna Maria, 13 agosto 1943)