«Continuammo dunque a viaggiare senza sosta in direzione della Svizzera. A giudicare dalle luci che avevamo visto la sera precedente, la frontiera non doveva essere lontana. Eravamo in piena euforia poiché stavamo vivendo gli ultimi momenti sul suolo tedesco: ovvero gli ultimi che passavamo in balìa del terrore nazista, di una continua minaccia e di un ininterrotto pericolo di morte» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 132)

Rifugiati in attesa di entrare in Svizzera a Schaan, lungo il confine con il Liechtenstein (maggio 1945).

Durante la seconda guerra mondiale, e specialmente nella parte conclusiva del conflitto, la Svizzera accolse circa 30’000 ebrei in fuga, su un totale di 100’000 rifugiati entrati in quei mesi nella Confederazione. Nonostante la grande mole di informazioni conservate negli archivi, gli storici non riescono ancora ad accordarsi invece sul numero dei respinti, soprattutto lungo il confine con la Francia e con l’Italia: dalle 5’000 alle 20’000 persone di origine ebraica furono rimbalzate dalle guardie di confine, alcune centinaia delle quali finirono i loro giorni nei campi di concentramento nazisti.

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Federica Spitzer

(Vienna 1911 – Lugano 2002), di origine ebraica, scelse volontariamente la deportazione a Theresienstadt per salvare la vita dei suoi genitori. Scampata alla Shoah, testimoniò ai giovani delle scuole ticinesi l’orrore del Lager, ma anche l’irriducibile forza di resistenza degli esseri umani.

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Marietta Crivelli Torricelli

(Lugano 1853 – 1928), fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche, per tutta la vita si dedicò con energia e abnegazione ai bisognosi, tanto da essere soprannominata e nota in tutto il Cantone come la “Mamma dei poveri”.

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Francesco Alberti

(Montevideo 1882 – Bellinzona 1939), sacerdote cattolico, direttore del quotidiano «Popolo e Libertà» e amico di don Luigi Sturzo, fu tra i primi nel Canton Ticino a denunciare con fermezza le colpe e i pericoli del fascismo, nonché i soprusi della guerra di Spagna e di ogni totalitarismo.

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Carlo e Anna Maria Sommaruga

Carlo Sommaruga (Lugano 1902 – Roma 1955), diplomatico svizzero, a rischio della vita diede protezione a famiglie ebree perseguitate dai nazifascisti, ospitandole nella sua casa romana e a Villa Maraini. Sua moglie Anna Maria Valagussa (Roma 1905 – 1998), infermiera della Croce Rossa, si spese per aiutare rifugiati italiani riparati in Svizzera, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, politica o confessionale.

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Guido Rivoir

(Champdepraz 1901 – Lugano 2005), pastore valdese, antifascista e generoso sostenitore di persone in difficoltà, dopo il colpo di stato che depose nel 1973 il presidente Allende e inaugurò la dittatura di Pinochet fu tra i più convinti sostenitori dell’azione “Posti liberi per i rifugiati cileni”.

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