La ferma e precoce condanna di ogni forma di fascismo da parte di Francesco Alberti faceva eccezione persino negli stessi ambienti del conservatorismo ticinese cui apparteneva (diametralmente opposte alle sue furono ad esempio, in alcuni casi, le posizioni espresse dal “Giornale del Popolo”). La preoccupazione nasceva in lui dalle limitazioni della libertà personale e dall’uso della violenza che vedeva nascere anche in Ticino, dietro l’esempio di una nazione sentita vicina e oramai toccata da una deriva totalitaria. Il suo sincero antifascismo si espresse negli articoli di giornale e negli interventi radiofonici, come pure in azioni puntuali come la battaglia contro un pamphlet irredentista (“La questione ticinese”) comparso nel 1924 in una libreria di Bellinzona o nel biasimare, nel gennaio del 1934, una marcia filofascista nelle strade della capitale cantonale. «Vengano pure» rispose alle minacce che gli furono mosse «il primo che si fa avanti, lo butto giù dalle scale».

«Gli atteggiamenti provocatori della federazione fascista ticinese hanno dato i loro amari frutti. La competizione politica si trasporta nelle piazze e si risolve a colpi di rivoltella e di matraque. Fermamente vogliamo sperare che l’episodio di Bellinzona, che ha in sé mescolati gli elementi del dramma e dell’operetta, resti un unico nella nostra storia» (editoriale del “Popolo e Libertà”, 26 gennaio 1934)

“Popolo e Libertà” del 26 gennaio 1934, giorno successivo alla cosiddetta “marcia su Bellinzona”.

«A proposito del fascismo ci teniamo a fare, una volta tanto, una distinzione. Nei confronti del fascismo come regime di uno Stato estero, l’Italia, non abbiamo nulla da dire. Ogni popolo si governa con quel regime che crede» (editoriale del “Giornale del Popolo”, 24 gennaio 1935)

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Federica Spitzer

(Vienna 1911 – Lugano 2002), di origine ebraica, scelse volontariamente la deportazione a Theresienstadt per salvare la vita dei suoi genitori. Scampata alla Shoah, testimoniò ai giovani delle scuole ticinesi l’orrore del Lager, ma anche l’irriducibile forza di resistenza degli esseri umani.

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Marietta Crivelli Torricelli

(Lugano 1853 – 1928), fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche, per tutta la vita si dedicò con energia e abnegazione ai bisognosi, tanto da essere soprannominata e nota in tutto il Cantone come la “Mamma dei poveri”.

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Francesco Alberti

(Montevideo 1882 – Bellinzona 1939), sacerdote cattolico, direttore del quotidiano «Popolo e Libertà» e amico di don Luigi Sturzo, fu tra i primi nel Canton Ticino a denunciare con fermezza le colpe e i pericoli del fascismo, nonché i soprusi della guerra di Spagna e di ogni totalitarismo.

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Carlo e Anna Maria Sommaruga

Carlo Sommaruga (Lugano 1902 – Roma 1955), diplomatico svizzero, a rischio della vita diede protezione a famiglie ebree perseguitate dai nazifascisti, ospitandole nella sua casa romana e a Villa Maraini. Sua moglie Anna Maria Valagussa (Roma 1905 – 1998), infermiera della Croce Rossa, si spese per aiutare rifugiati italiani riparati in Svizzera, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, politica o confessionale.

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Guido Rivoir

(Champdepraz 1901 – Lugano 2005), pastore valdese, antifascista e generoso sostenitore di persone in difficoltà, dopo il colpo di stato che depose nel 1973 il presidente Allende e inaugurò la dittatura di Pinochet fu tra i più convinti sostenitori dell’azione “Posti liberi per i rifugiati cileni”.

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