«Anche se in quel momento mi sarebbe piaciuto studiare medicina, capii che per soddisfare la mia famiglia senza avere problemi economici insopportabili dovevo andare a Firenze e frequentare la Facoltà Valdese di Teologia. Volevo in quel momento essere utile alla popolazione delle mie valli: potevo esserlo come medico disposto a correre ovunque nei villaggi ma potevo anche essere utile come pastore, con la possibilità che ha un pastore di inserirsi nei problemi sociali ed economici della regione nella quale opera» (Guido Rivoir, “Le memorie di un valdese”, 50)
Giovane pastore a Prarostino (Piemonte).
Con i compagni di studi della Facoltà Valdese di Teologia di Firenze. Rivoir è seduto al centro in seconda fila (1922).
«Oltre a Tarariras devo occuparmi di due colonie che sorgeranno più a nord di Tarariras e di Nieto nei dipartimenti di Rio Negro e Paysandù […]. In ogni colonia da dodici a venti famiglie. Mi occupo delle due e riesco a trovare per Bellaco un terreno di qualche ettaro al centro, per una sala che servirà per i culti e per la scuola, e per il cimitero. Le famiglie erano molto numerose, e quando non vi era più terreno per tutti, dovevano estendersi e comprare nuovi terreni» (Guido Rivoir, “Le memorie di un valdese”, 103)
Con la moglie Tea e la piccola Elena in Uruguay, inizio 1932.
Un guado in Uruguay, paese in cui Rivoir esercitò l’attività di pastore nei primi anni dopo il matrimonio (1928-32).