«Ci installammo alla bell’e meglio. Le famiglie sedevano a gruppetti sul pavimento di pietra. Quando il decano della casa, un Ceco, vide mio padre, che era di salute malferma, gli portò un grosso cartone, un oggetto di grande valore al campo (era infatti pensato come surrogato del materasso) affinché mio padre non fosse costretto a giacere sul nudo pavimento, come tutti gli altri» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 46)

Disegno di A. Fröhlich, artista imprigionato a Theresienstadt assieme a Federica Spitzer, in cui si immagina ironicamente una scena di solidarietà tra detenuti (Archivio storico di Lugano, Fondo Federica Spitzer).

«Nei due giorni successivi, durante i quali dovemmo lavorare ancora nella panetteria, Zdenek mi diede altro pane da portar via. E alla fine mi disse che intendeva continuare ad aiutarci dandoci di tanto in tanto del pane. Un comportamento che, come si può immaginare, era rigorosamente vietato.[…] Dopo la fine della guerra appresi da un conoscente, deportato con lui ad Auschwitz, che Zdenek fu spedito direttamente alle camere a gas appena sceso dal treno» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 54 e 113)

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Federica Spitzer

(Vienna 1911 – Lugano 2002), di origine ebraica, scelse volontariamente la deportazione a Theresienstadt per salvare la vita dei suoi genitori. Scampata alla Shoah, testimoniò ai giovani delle scuole ticinesi l’orrore del Lager, ma anche l’irriducibile forza di resistenza degli esseri umani.

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Marietta Crivelli Torricelli

(Lugano 1853 – 1928), fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche, per tutta la vita si dedicò con energia e abnegazione ai bisognosi, tanto da essere soprannominata e nota in tutto il Cantone come la “Mamma dei poveri”.

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Francesco Alberti

(Montevideo 1882 – Bellinzona 1939), sacerdote cattolico, direttore del quotidiano «Popolo e Libertà» e amico di don Luigi Sturzo, fu tra i primi nel Canton Ticino a denunciare con fermezza le colpe e i pericoli del fascismo, nonché i soprusi della guerra di Spagna e di ogni totalitarismo.

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Carlo e Anna Maria Sommaruga

Carlo Sommaruga (Lugano 1902 – Roma 1955), diplomatico svizzero, a rischio della vita diede protezione a famiglie ebree perseguitate dai nazifascisti, ospitandole nella sua casa romana e a Villa Maraini. Sua moglie Anna Maria Valagussa (Roma 1905 – 1998), infermiera della Croce Rossa, si spese per aiutare rifugiati italiani riparati in Svizzera, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, politica o confessionale.

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Guido Rivoir

(Champdepraz 1901 – Lugano 2005), pastore valdese, antifascista e generoso sostenitore di persone in difficoltà, dopo il colpo di stato che depose nel 1973 il presidente Allende e inaugurò la dittatura di Pinochet fu tra i più convinti sostenitori dell’azione “Posti liberi per i rifugiati cileni”.

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