Nella seduta del 4 marzo 1974 i deputati del Gran Consiglio ticinese decidono di rinunciare alla loro diaria in favore dell’azione di accoglienza dei profughi cileni e invitano il Consiglio di Stato ad arrotondare la cifra fino a 10’000 franchi.
Verbale del Gran Consiglio del Canton Ticino, 4 marzo 1974.
«È nella tradizione del nostro Cantone – sensibile più di altri, forse perché abbiamo subito forme di governo imposte dall’esterno – di aprire le porte a tutti coloro che subiscono persecuzioni e soprusi per le idee politiche in cui credono, quali esse siano purché rispettose della libertà e della dignità umana. Abbiamo accolto, il secolo scorso, gli esuli della vicina Repubblica, abbiamo dimostrato la nostra solidarietà in occasione dei moti di Ungheria e in molti altri casi nel susseguirsi degli anni della tormentata storia del mondo. Non possiamo quindi rimanere insensibili a quanto accade oggi nel Cile. Se non spetta a noi, in questa sede, giudicare chi detiene il potere in quello Stato, è però nostro dovere umano e politico di assistere coloro che per le loro idee avverse sono perseguitati e costretti a cercare la via dell’esilio. Il contributo materiale proposto è modesto; i proponenti sono però convinti che la proposta formulata pesi molto di più dal lato morale. E ne è questa la parte più importante» (Carlo Sganzini, granconsigliere del Partito Liberale Radicale Ticinese, relatore della mozione che fu accolta all’unanimità)
Il “Corriere del Ticino” dell’8 gennaio 1974.