«Sicuramente questa è l’ultima occasione che avrò per rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le torri di Radio Portales e di Radio Corporación. Le mie parole non sono di amarezza, ma di disillusione. […] Trovandomi in un momento cruciale della storia, ripagherò con la vita la lealtà del popolo. E vi dico che ho la certezza che il seme che depositammo nella coscienza degna di migliaia di cileni, non potrà essere falciato via definitivamente. Hanno la forza, potranno abbatterci, ma i processi sociali non si arrestano né con il crimine, né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete da sempre dimostrato, per la fiducia che avete riposto in un uomo che è stato solo interprete di grandi aneliti di giustizia, che aveva giurato di rispettare la Costituzione e la Legge e così ha fatto. […] Mi rivolgo, soprattutto, alla donna umile della nostra terra, alla contadina che ha creduto in noi; all’operaia che ha lavorato di più, alla madre che ha saputo della nostra preoccupazione per i figli. Mi rivolgo ai professionisti della patria, ai professionisti patrioti, a coloro che giorni fa hanno lavorato contro la rivolta promossa dalle Corporazioni professionali, Corporazioni di classe atte anch’esse a difendere quei vantaggi che una società capitalista concede a pochi. Mi rivolgo alla gioventù, a coloro che hanno cantato, che hanno dato in dono la loro allegria e il loro spirito di lotta. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a coloro che saranno perseguitati… perché nel nostro paese il fascismo è comparso da tempo, negli attentati terroristici, facendo saltare ponti, tagliando linee ferroviarie, distruggendo oleodotti e gasdotti, innanzi al silenzio di coloro che avevano l’obbligo di intervenire, ma erano implicati. La storia li giudicherà. […] Il popolo deve difendersi, ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi sterminare né massacrare, ma non può nemmeno lasciarsi umiliare. Lavoratori della mia patria: credo nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento buio e amaro, nel quale il tradimento pretende di imporsi. Andate avanti, e sappiate che, ben presto, si apriranno di nuovo i grandi viali lungo cui transiterà l’uomo libero verso la costruzione di una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, quantomeno, sarà una lezione morale che punirà la fellonia, la vigliaccheria e il tradimento» (Santiago de Chile, 11 settembre 1973, ore 9.10, traduzione di Lia Ogno)

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Federica Spitzer

(Vienna 1911 – Lugano 2002), di origine ebraica, scelse volontariamente la deportazione a Theresienstadt per salvare la vita dei suoi genitori. Scampata alla Shoah, testimoniò ai giovani delle scuole ticinesi l’orrore del Lager, ma anche l’irriducibile forza di resistenza degli esseri umani.

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Marietta Crivelli Torricelli

(Lugano 1853 – 1928), fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche, per tutta la vita si dedicò con energia e abnegazione ai bisognosi, tanto da essere soprannominata e nota in tutto il Cantone come la “Mamma dei poveri”.

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Francesco Alberti

(Montevideo 1882 – Bellinzona 1939), sacerdote cattolico, direttore del quotidiano «Popolo e Libertà» e amico di don Luigi Sturzo, fu tra i primi nel Canton Ticino a denunciare con fermezza le colpe e i pericoli del fascismo, nonché i soprusi della guerra di Spagna e di ogni totalitarismo.

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Carlo e Anna Maria Sommaruga

Carlo Sommaruga (Lugano 1902 – Roma 1955), diplomatico svizzero, a rischio della vita diede protezione a famiglie ebree perseguitate dai nazifascisti, ospitandole nella sua casa romana e a Villa Maraini. Sua moglie Anna Maria Valagussa (Roma 1905 – 1998), infermiera della Croce Rossa, si spese per aiutare rifugiati italiani riparati in Svizzera, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, politica o confessionale.

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Guido Rivoir

(Champdepraz 1901 – Lugano 2005), pastore valdese, antifascista e generoso sostenitore di persone in difficoltà, dopo il colpo di stato che depose nel 1973 il presidente Allende e inaugurò la dittatura di Pinochet fu tra i più convinti sostenitori dell’azione “Posti liberi per i rifugiati cileni”.

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